Binge eating: intervento psicologico
Lo psicologo per il disturbo alimentazione incontrollata
L’alimentazione incontrollata (“binge eating“), le cosiddette abbuffate, porta spesso all’obesità e potrebbe risultare come una forma reattiva ad eventi stressanti: lutti, incidenti, operazioni chirurgiche; eventi che possono dare seguito ad un’obesità, specialmente in pazienti predisposti all’aumento ponderale. L’obesità può anche determinare un’ipersensibilità del paziente per quanto riguarda il suo aspetto e dar luogo ad una mancanza di sicurezza nelle relazioni interpersonali.
I disturbi alimentari coinvolgono la sfera dell’individuo nella sua totalità, manifestandosi a diversi livelli: fisico, emotivo, cognitivo, relazionale e sociale. Per questo motivo è assolutamente importante poterne parlare con uno psicologo-psicoterapeuta ed intraprendere un percorso psicologico.
In alcune circostanze, inoltre, sarà utile e necessario coinvolgere un’équipe multidisciplinare come il medico ed il nutrizionista.
Il disturbo da abbuffate (binge eating disorder) comporta svariate problematiche tra cui:
- una sempre maggiore difficoltà a comprendere e gestire le proprie emozioni;
- il provare un senso crescente di estraneità e di impotenza;
- la mancanza di consapevolezza riguardo alle proprie sensazioni somatiche a ai processi corporei;
- perdita di autostima e fiducia in se stessi.
I processi di pensiero e di ragionamento si caratterizzano per:
- la presenza di distorsioni cognitive (come la tendenza ad elaborare le proprie idee in termini assolutistici);
- convinzioni irrazionali ("se divenissi abbastanza magra allora sarei accettata");
- schemi di pensiero disadattivi che ostacolano l'individuo nel processo di adattamento al suo ambiente invece che agevolarlo.
La psicoterapia è importante perché le persone che presentano un disturbo dell’alimentazione incontrollata spesso mostrano un quadro clinico di tipo depressivo. Appaiono spesso come persone sofferenti, sovrastate dalla colpa e dalla vergogna.
Le abbuffate, dunque, nascondono una natura depressiva con tendenze al rimuginio, ed un senso di avvilimento, di privazione e di vuoto che solo il cibo sembra in grado di attenuare.