Perché ricorrere ad uno psicologo?
Quando chiedere sostegno ad uno psicoterapeuta?

Se sei giunto/a su questa pagina e stai leggendo queste parole significa che una parte di te ritiene sia giunto il momento di intraprendere un “viaggio”.

Solitamente ci si prepara per un viaggio quando si decide di partire per mete esotiche o verso terre sconosciute dove lingua, cultura e abitudini sono profondamente differenti rispetto alla nostra quotidianità. A volte, però, ci ritroviamo a vivere momenti di estraneità nemmeno spostandoci da casa. Facciamo fatica a comprendere i segnali che ci invia il nostro corpo e le tonalità dei nostri sentimenti, fatichiamo perfino a confrontarci con i nostri pensieri.

Solitamente spinti da una sofferenza che ci avvolge internamente, da un insostenibile dolore interiore o dall’emersione di un sintomo, che può declinarsi attraverso un sintomo d’ansia, un attacco di panico, un sintomo ossessivo, un disturbo psicosomatico, decidiamo di rivolgerci ad uno psicologo – psicoterapeuta che possa aiutarci a comprendere questo nuovo linguaggio e a dispiegare nuove mappe per orientarsi nel grande mare dell’inconscio. 

Molte persone, però, pur essendo consapevoli (non sempre) di vivere situazioni interne ed esterne conflittuali, ritengono di non avere nessuna ragione per intraprendere una psicoterapia, non scorgendo il legame tra la sofferenza percepita e la propria vita interiore. 

Riuscire a rivalutare il sintomo

Quando giunge un sintomo e si cerca uno psicologo o uno psicoterapeuta, la principale richiesta posta al professionista è quella di guarire, di eliminare proprio quel sintomo che sta appesantendo e rovinando la vita, senza mettere in discussione l’impostazione che si è dato alla vita stessa. Spesso, infatti, si chiede proprio di di ristabilire il vecchio modus vivendi.

La psicoterapia, e in particolare la psicologia analitica, invece, non è un trattamento focalizzato esclusivamente sul sintomo, ma sulla possibilità di vedere e comprendere ciò che sta “dietro le quinta” del problema. Secondo Jung, infatti, la patologia ha uno scopo inconscio, un telos (in greco, “fine” o “scopo”) e ne i sintomi ne la persona che li presenta sono senza scopo.

"Non esiste malattia che non costituisca al contempo un tentativo fallito di cura" - e ancora - "il sintomo nasconde un tesoro più autentico che altrimenti non avremo mai potuto scovare"

La cosa importante in psicoterapia non è la nevrosi con i suoi sintomi, ma la persona che li manifesta. La nevrosi sorge quando l’individuo è bloccato ad una sola faccia della propria natura; in quella circostanza il sintomo consente al lato non riconosciuto della nostra psiche di esprimersi. Tuttavia, il terapeuta non deve dimenticare di essere di fronte ad una psicopatologia che genera sofferenza, ma, allo stesso tempo, è in grado di far sorgere dal sintomo una ricchezza di significati che possono essere compresi.

Come ricorda la psicologa junghiana Maria Irmgard Wuehl, la parola sintomo, in francese sinthome, suona come Saint Homme, “sant’uomo”. Giocando con il linguaggio possiamo vedere il sintomo come un sant’uomo che “lavora per noi”. In questo modo evitiamo di estirpare i sintomi come “denti malati”, anche se consapevoli che generano sofferenza.

Intraprendere un percorso psicoterapeutico

Anche un viaggio interiore, dunque, può spaventarci e bloccarci allo stesso modo. Abituati alla realtà della nostra coscienza, spesso non poniamo troppa attenzione alla parte irrazionale presente in noi che si esprime attraverso i sogni, le fantasie, gli atti mancati, i lapsus o i sintomi stessi.

Prendendo in prestito le parole di un maestro come lo psichiatra Eugenio Borgna, quello che uno psicologo-psicoterapeuta può offrire per accompagnare verso la comprensione del sintomo è un iniziale “ascolto gentile“. Attraverso l’ascolto, il dialogo e l’immedesimazione con l’altro l’analista può aiutare di porre un argine al dolore e alla sofferenza, nonché intraprendere insieme al paziente quel viaggio verso gli abissi insondabili dell’interiorità attraverso la comprensione, la vicinanza e il riconoscimento.

Non c’è cura in psicologia e in psicoterapia se non quando siamo in comunicazione; in relazione con l’angoscia, con la tristezza e la disperazione, con il dolore del corpo e il dolore dell’anima di chi sta male e chiede il sostegno dello psicologo e psicoterapeuta.

La comunicazione è autentica in psicoterapia (ma non solo in essa) quando sono presenti parole capaci di creare un ponte fra la soggettività di chi parla e quella di chi ascolta, la soggettività di chi cura e di chi è curato, e quando si riscontra corrispondenza tra il tempo interiore dell’una e quella dell’altra. 

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Comunicazione, relazione, colloquio e dialogo sono fra le esperienze più complesse e difficili, più ambigue e imprevedibili della vita, ma se si ritiene che una tale esperienza possa esserti d’aiuto allora sono pronto ad offrire il giusto supporto attraverso la mia professionalità, competenza ed empatia.

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Svolgo la mia attività di psicologo e psicoterapeuta presso il mio studio di Seregno (Monza e Brianza) e presso lo studio di Costa Masnaga (Lecco)

DOTT. STEFANO RICOTTA
PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA SEREGNO (MB)
PSICOLOGO CLINICO – PSICOLOGO ETA’ EVOLUTIVA 
PSICOTERAPEUTA – PSICOLOGO ANALISTA
PSICODIAGNOSTA RORSCHACH e PSICODIAGNOSI INTEGRATA
SOCIO CIPA (Centro Italiano di Psicologia Analitica) e SOCIO IAAP (Internation Association for Analytical Psycology)
DOTT. STEFANO RICOTTA
PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA COSTAMASNAGA (LC)
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PSICODIAGNOSTA RORSCHACH e PSICODIAGNOSI INTEGRATA
SOCIO CIPA (Centro Italiano di Psicologia Analitica) e SOCIO IAAP (Internation Association for Analytical Psycology)